LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO NEL BAMBINO SORDO E UDENTE: DUE MODALITA’ COMUNICATIVE A CONFRONTO

DANIELA DE SANTIS

Abstract


L’analisi delle ricerche condotte sullo sviluppo del linguaggio di bambini udenti e sordimostrano che nel primo anno di vita esiste una completa equipotenzialità: la facoltà dilinguaggio che caratterizza la specie umana può manifestarsi in entrambe le modalitàacustico-vocale o visivo-gestuale; la scelta di una o dell’altra dipende dall’input linguistico acui è esposto il bambino. Risulta evidente che la lingua orale non può essere la prima linguaper il bambino che nasce sordo o lo diventa nei primi anni di vita: non potendo udire, nonriesce ad acquisire il linguaggio parlato nei tempi e nei modi in cui questo avviene neibambini udenti. Se esposto ad una lingua dei segni, invece, la acquisisce con la stessa facilitàe secondo le stesse tappe seguite dai bambini udenti nell’acquisizione della lingua parlata.Questo dimostra che la sua facoltà di linguaggio, così come le sue capacità cognitive, sonoperfettamente integre. Al contrario, per poter apprendere il linguaggio vocale, il bambinosordo necessita di un addestramento specifico che dura molti anni. La prima lingua è frutto diacquisizione, non di apprendimento: può emergere solo in condizioni naturali e spontaneema, nonostante ciò, il bambino sordo difficilmente si trova ad aver acquisito, secondo tempi eritmi naturali, l’unica lingua a lui pienamente accessibile: la lingua dei segni.

Parole chiave


sordità; acquisizione linguistica; lingua dei segni

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DOI: https://doi.org/10.15162/1970-1861/147

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