Fabbrica e cultura: egemonia e razionalizzazione tra Gramsci e Weber

Abstract

Il saggio analizza le convergenze tra Max Weber e Antonio Gramsci nella riflessione sulla modernità industriale, focalizzandosi sulla condizione operaia e sulle strutture di potere che plasmano la soggettività dei lavoratori. Weber evidenzia la difficoltà degli operai nel tematizzare la propria condizione, poiché radicata in dinamiche percepite come ovvie. Gramsci, con il concetto di «senso comune», mostra come l’egemonia consolidi schemi di pensiero funzionali all’ordine sociale. Il confronto tra i due autori permette di comprendere come coercizione e consenso interagiscano nei processi di trasformazione sociale, influenzando vita quotidiana, cultura e struttura produttiva.

The paper analyses the convergences between Max Weber and Antonio Gramsci in their reflections on industrial modernity, focusing on the working class and the power structures that shape workers’subjectivity. Weber highlights the difficulty workers face in conceptualizing their condition, as it is embedded in dynamics perceived as self-evident. Gramsci, through the concept of «common sense», shows how cultural hegemony reinforces thought patterns that sustain the social order. Comparing these two thinkers helps to understand how coercion and consent interact in social transformation processes, influencing daily life, culture, and the productive structure.