La perdita del centro. Politiche culturali controegemoniche attorno all’identità e alla migrazione
DOI:
https://doi.org/10.15162/1827-5133/2008Parole chiave:
archivi, arte, gender studies, politiche culturali, queer, archives, art, cultural policiesAbstract
La 60esima Biennale d’Arte di Venezia inaugurata ad aprile 2024 ha dato ampiamente spazio ad artisti migranti, provenienti dal sud del mondo e a soggettività esplicitamente queer dandosi un titolo, Stranieri Ovunque-Foreigners Everywhere, che vuol essere una sorta di dichiarazione-manifesto. L’articolo tenta una ricognizione delle scelte dei curatori per comprendere se la sola inclusione di tematiche e soggettività marginalizzate o ostracizzate almeno sino a epoca recente sia capace di assicurare a una grande istituzione come la Biennale una politica culturale innovativa rispetto a identità, genere e alle forme di subalternità. L’articolo tenta anche di individuare, con l’esempio di alcune esperienze, quali possano essere le caratteristiche generali per pratiche di politica culturale promosse da istituzioni museali o mostre in grado di generare azioni, produrre forme di collettività e nuovi immaginari anche nel concreto spazio sociale e politico in cui sono immerse.
The 60th Venice Art Biennale, which opened in April 2024, gave ample space to migrant artists from the global south and to explicitly queer subjectivities, giving itself a title, Stranieri Ovunque-Foreigners Everywhere, which is meant to be a sort of statement-manifesto. The article attempts a recognition of the curators’ choices in order to understand whether the mere inclusion of marginalised or ostracised themes and subjectivities, at least until recent times, is capable of ensuring to a major institution such as the Biennale an innovative cultural policy with respect to identity, gender and forms of subalternity. The article also attempts to identify, through the example of some experiences, what the general characteristics might be for cultural policy practices promoted by museum or exhibition institutions capable of generating actions, producing forms of collectivity and new imaginaries even in the concrete social and political space in which they are immersed.
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