Immagini e riproducibilità del sé nella digital society: pratiche e strumenti digitali per la costruzione dell’identità

Alfonso Amendola, Michelle Grillo

Abstract


How are images changing in our contemporary world? How do individuals replicate themselves with the aim of constructing their own identity? In the era of digital society, exhibition is the keyword: what is not seen does not exist and every individual is an advertising object immersed into the consumer society. Public space becomes a stage and in this contex social media become spaces for the creation of one’s identity, providing the tools for staging the self. The need to be there in order not to disappear, and the possibility of representing oneself in the best possible way, encourages communication flows based on self-narration, giving rise to what Manuel Castells defines as mass self-communication. The transparency of each person, within the digital context, becomes a fundamental requirement of the social user. This essay aims to investigate the ways in which the reproducibility of the self, and in particular the branding of the self, which was foreseen by Andy Warhol, is a practice that is strongly present within social media. In particular, we intend to reflect on how digital presence becomes a tool for the creation of one’s identity. In this sense, we will analyse the variables of the body, which is subordinated to the same logic and variability of goods, in a perpetual tension towards beauty. Additionally, we will explore how body and face, as elements that aim to fix the human presence in a given event through the practice of selfies, strengthen their identity within the flow of images.

 

Come cambiano le immagini nel nostro contemporaneo? In che modo ogni individuo replica sé stesso con l’obiettivo di costruire la propria identità? Nella digital society la parola d’ordine è esporre. Difatti ciò che non viene visto non esiste; ogni soggetto è l’oggetto pubblicitario di sé stesso immerso nella società dei consumi. Lo spazio pubblico diventa palcoscenico e in tal senso i social media diventano territori per la costruzione della propria identità, fornendo gli strumenti per la messa in scena del sé. La necessità di esserci per non scomparire e la possibilità di presentarsi nel modo migliore, favorisce i flussi comunicativi basati sulla narrazione di sé stessi, dando vita a quella che Manuel Castells definisce l’autocomunicazione di massa. La trasparenza di ognuno, all’interno del contesto digitale, diventa requisito fondamentale in quanto richiesto all’utente dei social. Il saggio vuol indagare le modalità della riproducibilità del sé, e in particolare la brandizzazione della propria persona, già anticipata dal lavoro di Andy Warhol, sia una pratica fortemente presente all’interno dei social media. In particolare si intende riflettere come la presenza digitale diventi dispositivo per la costruzione dell’identità. In tal senso analizzeremo le variabili del corpo sottoposto alle stesse logiche e variabilità delle merci in una perenne tensione verso la bellezza. E come corpo e viso, in quanto elementi che mirano a fissare la presenza umana in un dato evento, attraverso la pratica dei selfie, intendono rafforzare la propria identità inserendo sé stessi all’interno dei flussi di immagini.


Parole chiave


Identity; Digital Society; Transparency; Personal Branding; Selfies; Identità; Digital Society; Trasparenza; Personal Branding; Selfie

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DOI: https://doi.org/10.15162/2704-8659/1304

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E-ISSN: 2704-8659