Foglietti di diario: le poesie di viaggio di Leonardo Sciascia

Lorenzo Cittadini

Abstract


The present study aims to analyze the section “Foglietti di diario” of La Sicilia, il suo cuore (Bardi, 1952), the first and only collection of poems by Sicilian writer Leonardo Sciascia (his centenary was celebrated last year). These five texts are an example of the diary-poems that Sciascia wrote while he was away from his homeland, Sicily, and he was travelling by train to Tuscany and Rome. We have carried out a deep analysis of the meaning of ‘travel’ for Leonardo Sciascia; he was not a traveler or a travel writer, but a man of habit who was deeply attached to his roots and to his land, Sicily, which is  a 'metaphor for the world'. By focusing on these little-known travel poems, which have been rarely analyzed, we wish to emphasize that this Sicilian writer actually needed a real ‘cultural contamination’. Sciascia's journey, especially in these poems, is the journey of the flâneur, in which Sciascia could wander: as Delfino puts it, 'a wanderer, a person who spends his time strolling around the city, shopping or watching the crowds'. Compared to the substantial changes in today's travel experience, Sciascia here appears to be a 'subversive' person, as he breaks the rhythms and rigid organization of the cities and places he visits through a slow and calibrated pace, devoted precisely to reflexivity and observation. The experience that Sciascia brings to life in his short-verse poems testifies to his ambition to know how to experience cities and places without making noise, trying to blend in with the local community, contaminating himself, always belonging to a new place, sharing the local culture, filtering the material to structure his personal thoughts. Another interest aspect is the choice of places and, as a flâneur, this choice is not casual: cemeteries, public gardens, cafés, disused and abandoned areas, places of wandering and meditation. Therefore Sciascia, as Fasano puts it, "constitutes, by moving, a distance" between himself and his land, interpreting the departure from home as the main reason to get to know his home even better, thanks to contamination, emphasizing that real journeys are tiring but also needed.


Il presente studio intende prendere in analisi la sezione intermedia chiamata «Foglietti di diario» appartenente a La Sicilia, il suo cuore (Bardi, 1952), prima ed unica raccolta poetica dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia, di cui si sono da poco concluse le celebrazioni per il centenario della nascita. Questo gruppo di cinque poesie costituisce un esempio di poesie-diario che Sciascia scrive allontanandosi dalla sua terra, la Sicilia, viaggiando in treno verso la Toscana e la capitale, Roma. Ciò che s’intende proporre è un’analisi attenta e profonda del significato di viaggio per Leonardo Sciascia, non certo conosciuto come un viaggiatore o scrittore di viaggi, ma più come un uomo consuetudinario, abitudinario, profondamente legato alle proprie origini, alla propria terra, a quella Sicilia trasformata in «metafora del mondo». Grazie a queste poesie di viaggio, poco conosciute dalla critica e raramente analizzate, si vuole sottolineare come in realtà lo scrittore siciliano abbia avuto bisogno del confronto con l’altro. Il viaggio di Sciascia, soprattutto nelle poesie contenute nella sezione in oggetto, è il viaggio del flâneur, in cui Sciascia può girovagare, «un perdigiorno, una persona che trascorre il tempo passeggiando per la città, facendo acquisti o guardando la folla», afferma Delfino. Rispetto ai cambiamenti sostanziali dell’esperienza di viaggio odierna, lo Sciascia che emerge da questi scritti è un «sovversivo», poiché rompe i ritmi e l’organizzazione rigida delle città e dei luoghi visitati, attraverso un andamento lento e calibrato, votato proprio alla riflessività e all’osservazione. L’esperienza che Sciascia fa rivivere nelle sue poesie dal verso corto testimonia l’ambizione di sapersi muovere per le città e per i luoghi senza fare rumore, confondendosi tra la folla, contaminandosi, appartenendo sempre ad un nuovo luogo, condividendo la cultura locale con la sua, filtrando il materiale per strutturare il suo personale pensiero. Altro punto d’interesse è la scelta dei luoghi, che come flâneur non è lasciata al caso: cimiteri, giardini pubblici, caffè, aree dismesse e abbandonate, luoghi dell’erranza e della meditazione. Sciascia quindi, ricordando ciò che Fasano scrive, «costituisce, spostandosi, una distanza» fra sé e la sua terra, interpretando l’allontanamento da casa come un motivo per poterla conoscere ancora meglio, grazie al confronto e alla contaminazione, sottolineando come il vero viaggio sia fatica ma anche bisogno.





Parole chiave


Sciascia; Sicily; travel; diary; poetry; Sicilia; viaggio; diario; poesia

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DOI: https://doi.org/10.15162/2704-8659/1553

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E-ISSN: 2704-8659